Second-generation antidepressant
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The second-generation antidepressants are a class of antidepressants characterized primarily by the era of their introduction, approximately coinciding with the 1970s and 1980s, rather than by their chemical structure or by their pharmacological effect. As a consequence, there is some controversy over which treatments actually belong in this class.
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Per antidepressivo di seconda generazione si intende l'insieme dei farmaci antidepressivi introdotti sul mercato a partire dagli anni '80 e non appartenenti alla classe degli IMAO e TCA classici. Tali farmaci hanno fatto il loro esordio negli Stati Uniti nel 1982, quando il trazodone è stato approvato per il trattamento del disturbo depressivo. Tale distinzione in generazioni si basa più su un criterio temporale che sulla struttura chimica e meccanismo d'azione, per cui non esiste un generale accordo su quali farmaci ne facciano parte.
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Antidepressivo di seconda generazione
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Second-generation antidepressant
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The second-generation antidepressants are a class of antidepressants characterized primarily by the era of their introduction, approximately coinciding with the 1970s and 1980s, rather than by their chemical structure or by their pharmacological effect. As a consequence, there is some controversy over which treatments actually belong in this class. The term "third generation antidepressant" is sometimes used to refer to newer antidepressants, from the 1990s and 2000s, often selective serotonin reuptake inhibitors (SSRIs) such as; fluoxetine (Prozac), paroxetine (Paxil) and sertraline (Zoloft), as well as some non-SSRI antidepressants such as mirtazapine, nefazodone, venlafaxine, duloxetine and reboxetine. However, this usage is not universal.
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Per antidepressivo di seconda generazione si intende l'insieme dei farmaci antidepressivi introdotti sul mercato a partire dagli anni '80 e non appartenenti alla classe degli IMAO e TCA classici. Tali farmaci hanno fatto il loro esordio negli Stati Uniti nel 1982, quando il trazodone è stato approvato per il trattamento del disturbo depressivo. Tale distinzione in generazioni si basa più su un criterio temporale che sulla struttura chimica e meccanismo d'azione, per cui non esiste un generale accordo su quali farmaci ne facciano parte. Le molecole tradizionalmente considerate di seconda generazione comprendono nuovi triciclici come amoxapina e maprotilina, più altri cosiddetti "atipici" per struttura e farmacologia come amineptina, tianeptina, mirtazapina, mianserina, trazodone, nefazodone. Alcune pubblicazioni inseriscono nella seconda generazione anche gli SSRI e SNRI. Alcuni articoli introducono pure una terza generazione, comparsi sul mercato negli anni '90 e 2000 e aventi meccanismi differenti dalla sola inibizione della ricaptazione della serotonina, come gli NDRI, i multimodali (come vortioxetina e ) e i RIMA (IMAO reversibili). Degli antidepressivi di seconda generazione fanno anche parte i cosiddetti antidepressivi atipici, una classe di farmaci che per meccanismo d'azione non rientrano tra le 4 più note (IMAO, TCA, SSRI, SNRI) e così chiamati perché interagiscono con dei target del sistema nervoso centrale su cui generalmente non agiscono i classici antidepressivi, come ad esempio alcuni particolari neurotrasmettitori o recettori del sistema nervoso centrale anche se, per alcuni, il loro esatto funzionamento non è ancora stato completamente compreso. In studi comparativi hanno dimostrato un'efficacia paragonabile a quella degli antidepressivi classici specie nel trattamento della depressione maggiore, o addirittura superiore nel caso di particolari sottotipi di disturbo. Non essendo farmacologicamente correlati ai classici antidepressivi, generalmente non ne condividono alcuni degli effetti collaterali, come ad esempio quelli sulla sfera sessuale, e possono perciò costituire una valida alternativa per quei pazienti che non rispondono ai classici farmaci o mostrano degli effetti collaterali intollerabili. In genere sono ampiamente sottoprescritti, sia perché la loro recente approvazione non ne ha permesso ancora un'ottimale pubblicizzazione e diffusione rispetto ai classici antidepressivi, sia per l'errata convinzione di molti specialisti che questi conservino gli effetti collaterali dei farmaci di prima generazione (come nel caso degli inibitori reversibili delle MAO).
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