Rota Fortunae

rdf:langString Ruota della fortuna

rdf:langString Nella tradizione antica e medievale, la ruota della fortuna (in latino, Rota Fortunae) era un motivo iconografico e un simbolo della imprevedibilità delle vicende umane. Con il suo girare, la ruota riproduceva talvolta ascesa, culmine, declino e caduta dei grandi della Terra, raffigurati attaccati alla ruota. La ruota era manovrata da Fortuna (equivalente della dea greca Tyche), dea raffigurata per lo più bendata. Anche i rosoni delle chiese talvolta riproducevano la ruota della Fortuna, come ad esempio il rosone della basilica di San Zeno a Verona, in quello del Duomo di Trento, o nella facciata della cattedrale di Ruvo di Puglia. Una rappresentazione si trova anche nel pavimento del Duomo di Siena. Nel II secolo d.C., la ruota della fortuna diventò un topos letterario col tragediografo romano Pacuvio (Scaenicae Romanorum Poesis Fragmenta). Tacito ne attestò la diffusione nel suo Dialogus de oratoribus. La divinità pagana della Fortuna e il simbolo della ruota ricorrono nella novella Il racconto del monaco di Geoffrey Chaucer e nel De consolatione philosophiae del filosofo romano Boezio. La Ruota della Fortuna è inoltre uno degli arcani maggiori (il decimo) dei Tarocchi.