Light-emitting electrochemical cell
http://dbpedia.org/resource/Light-emitting_electrochemical_cell an entity of type: WikicatConductivePolymers
Eine lichtemittierende elektrochemische Zelle, auch englisch light-emitting electrochemical cell (LEC oder LEEC), ist ein elektronisches Dünnschichtbauteil, das – analog zur OLED – nach Anlegen einer elektrischen Spannung Licht erzeugt.
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A light-emitting electrochemical cell (LEC or LEEC) is a solid-state device that generates light from an electric current (electroluminescence). LECs are usually composed of two metal electrodes connected by (e.g. sandwiching) an organic semiconductor containing mobile ions. Aside from the mobile ions, their structure is very similar to that of an organic light-emitting diode (OLED). LECs have most of the advantages of OLEDs, as well as additional ones:
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In elettronica una cella elettrochimica emettitrice di luce (in lingua inglese light-emitting electrochemical cell, LEC o LEEC) è un dispositivo optoelettronico allo stato solido che produce luce da una corrente elettrica (elettroluminescenza). I LEC sono solitamente composti da due elettrodi metallici collegati a un semiconduttore organico, contenente ioni liberi. A parte gli ioni liberi, la loro struttura è molto simile a quella dei LED organici (OLED). I LEC, oltre ad avere molti vantaggi comuni a quelli degli OLED, presentano ulteriori vantaggi:
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Lichtemittierende elektrochemische Zelle
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Light-emitting electrochemical cell
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Eine lichtemittierende elektrochemische Zelle, auch englisch light-emitting electrochemical cell (LEC oder LEEC), ist ein elektronisches Dünnschichtbauteil, das – analog zur OLED – nach Anlegen einer elektrischen Spannung Licht erzeugt.
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A light-emitting electrochemical cell (LEC or LEEC) is a solid-state device that generates light from an electric current (electroluminescence). LECs are usually composed of two metal electrodes connected by (e.g. sandwiching) an organic semiconductor containing mobile ions. Aside from the mobile ions, their structure is very similar to that of an organic light-emitting diode (OLED). LECs have most of the advantages of OLEDs, as well as additional ones:
* The device is less dependent on the difference in work function of the electrodes. Consequently, the electrodes can be made of the same material (e.g. gold). Similarly, the device can still be operated at low voltages.
* Recently developed materials such as graphene or a blend of carbon nanotubes and polymers have been used as electrodes, eliminating the need for using indium tin oxide for a transparent electrode.
* The thickness of the active electroluminescent layer is not critical for the device to operate. This means that:
* LECs can be printed with relatively inexpensive printing processes (where control over film thicknesses can be difficult).
* In a planar device configuration, internal device operation can be observed directly. There are two distinct types of LECs, those based on inorganic transition metal complexes (iTMC) or light emitting polymers. iTMC devices are often more efficient than their LEP based counterparts due to the emission mechanism being phosphorescent rather than fluorescent. While electroluminescence had been seen previously in similar devices, the invention of the polymer LEC is attributed to Pei et al. Since then, numerous research groups and a few companies have worked on improving and commercializing the devices. In 2012 the first inherently stretchable LEC using an elastomeric emissive material (at room temperature) was reported. Dispersing an ionic transition metal complex into an elastomeric matrix enables the fabrication of intrinsically stretchable light-emitting devices that possess large emission areas (∼175 mm2) and tolerate linear strains up to 27% and repetitive cycles of 15% strain. This work demonstrates the suitability of this approach to new applications in conformable lighting that require uniform, diffuse light emission over large areas. In 2012 fabrication of organic light-emitting electrochemical cells (LECs) using a roll-to-roll compatible process under ambient conditions was reported. In 2017, a new design approach developed by a team of Swedish researchers promised to deliver substantially higher efficiency: 99.2 cd A−1 at a bright luminance of 1910 cd m−2.
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In elettronica una cella elettrochimica emettitrice di luce (in lingua inglese light-emitting electrochemical cell, LEC o LEEC) è un dispositivo optoelettronico allo stato solido che produce luce da una corrente elettrica (elettroluminescenza). I LEC sono solitamente composti da due elettrodi metallici collegati a un semiconduttore organico, contenente ioni liberi. A parte gli ioni liberi, la loro struttura è molto simile a quella dei LED organici (OLED). I LEC, oltre ad avere molti vantaggi comuni a quelli degli OLED, presentano ulteriori vantaggi:
* Il dispositivo è meno influenzato dal materiale usato per gli elettrodi che, quindi, possono essere dello stesso metallo (ad es. oro). Allo stesso tempo, possono lavorare a tensioni basse.
* Gli elettrodi sono costituiti da materiali più moderni, come il grafene o una miscela di nanotubi di carbonio e polimeri, eliminando la necessità di usare ossido di indio-stagno come elettrodi trasparenti.
* Lo spessore dello strato luminescente attivo non è critico, perciò i LEC possono essere stampati con processi relativamente economici, in cui non è possibile controllare con precisione lo spessore. Inoltre, in un dispositivo planare, l'interno del dispositivo può essere osservato direttamente. Esistono due tipi diversi di LEC: quelli basati su complessi non organici di metalli di transizione (inorganic transition metal complexes, iTMC) e i polimeri a emissione luminosa (light emitting polymers, LEP). I dispositivi di tipo iTMC sono spesso più efficienti rispetto ai LEP equivalenti per via del meccanismo di emissione che si basa sulla fosforescenza invece che sulla fluorescenza. Mentre l'elettroluminescenza è stata già usata in dispositivi simili, l'invenzione dei LEC polimerici è attribuita a Pei e altri. Da allora, numerosi gruppi di ricerca e alcune aziende lavorano per il miglioramento e la commercializzazione di tali dispositivi. Nel 2012 è stato annunciato il primo LEC elastico, che utilizzava come emettitore un elastomero a temperatura ambiente. Disperdendo un complesso ionico di metalli di transizione in una matrice elastomerica, è possibile produrre dispositivi intrinsecamente elastici con un'ampia area di emissione (circa 175 mm²) che consentono stiramenti del 27% e cicli ripetitivi del 15%. Ciò dimostra come questo approccio sia utilizzabile in nuove applicazioni di illuminazione adattabile in cui sia richiesta una emissione diffusa e uniforme su ampie aree. Nel 2012 è stata annunciata la produzione di LEC organici realizzati con un processo compatibile con supporti a bobina. Nel 2017, un nuovo approccio alla progettazione sviluppato da un gruppo di ricercatori svedesi consente potenzialmente di raggiungere una efficienza maggiore: 99.2 cd A−1 a una luminanza di 1910 cd m−2.
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