De vita solitaria

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De vita solitaria ("Of Solitary Life" or "On the Solitary Life"; translated as The Life of Solitude) is a philosophical treatise composed in Latin and written between 1346 and 1356 (mainly in Lent of 1346) by Italian Renaissance humanist Petrarch. It constitutes an apology of solitude dedicated to his friend Philippe de Cabassoles. rdf:langString
Il De vita solitaria è un trattato in prosa latina scritto da Francesco Petrarca. L'opera venne redatta all'incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un'esaltazione della solitudine: è dunque simile al De otio religioso. L'autore dedicò l'opera a Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Provenza. rdf:langString
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rdf:langString De vita solitaria ("Of Solitary Life" or "On the Solitary Life"; translated as The Life of Solitude) is a philosophical treatise composed in Latin and written between 1346 and 1356 (mainly in Lent of 1346) by Italian Renaissance humanist Petrarch. It constitutes an apology of solitude dedicated to his friend Philippe de Cabassoles.
rdf:langString Il De vita solitaria è un trattato in prosa latina scritto da Francesco Petrarca. L'opera venne redatta all'incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un'esaltazione della solitudine: è dunque simile al De otio religioso. L'autore dedicò l'opera a Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Provenza. La solitudine viene descritta come necessaria per la vita contemplativa, sia per i religiosi (tra i quali viene citato Sant'Agostino), sia per filosofi che per pensatori in genere. L'ideale di vita per Petrarca è quello di una raccolta solitudine nella pace agreste, dedicata agli studi letterari e alla riflessione religiosa. Il trattato è suddiviso in due libri ed è presente un motivo di riflessione e tormento a causa della monacazione del fratello Gherardo. Nel primo libro, Petrarca esalta i vantaggi della solitudine, che preserva l'uomo dalle ambizioni mondane, moltiplica il tempo interiore e induce così a utilizzare nel miglior modo possibile il tempo presente. Nel secondo libro, Petrarca trae - dalla storia antica, dalla Bibbia e dalla recente storia ecclesiastica - un lungo elenco di biografie, sul modello del De viris illustribus, per illustrare casi esemplari di attaccamento o di rifiuto nei confronti della solitudine. Il testo può essere quindi interpretato come il primo grande esempio petrarchesco di sintesi fra la sapienza pagana e quella cristiana.
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